Penalizzazioni Google: cosa sono e come rimuoverle

penalizzazioni google
Le penalizzazioni di Google sono il terrore di qualsiasi blogger. Ecco allora in cosa consistono, come evitarle e come risolverle.

Con i nuovi aggiornamenti di Google, i siti considerati di bassa qualità o che cercano di acquisire maggiore traffico attuando le cosiddette tecniche di Black Hat SEO vengono penalizzati dallo stesso Google.

Ma cosa significa? Significa che Google cancella il tuo sito – o parte dei suoi contenuti – dalla sua SERP. Non comparirai più tra i risultati di ricerca e questo significa inevitabilmente un sito senza traffico organico.

Infatti, solitamente ci si accorge di una penalizzazione quando apriamo la dashboard di Google Analytics e ci accorgiamo di un forte calo del traffico. Questo però può non essere sempre indice di una penalizzazione ma può dipendere anche da altri fattori, come ad esempio la stagionalità delle tue keyword.

E se pensi che le penalizzazioni di Google siano qualcosa di poco comune, ti sbagli di grosso. Anche i big del web ne sono stati colpiti, dalla BBC al Washington Post.

Ma di tutto questo parleremo proprio in questo articolo. Ti mostrerò come riconoscere una penalizzazione di Google, come evitarla e come superarla, scoprirai tutte le penalizzazioni in cui è possibile incappare e ti spiegherò come individuare se un calo di traffico è dovuto a una Google Penalty o ad altri fattori.

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Cosa sono le penalizzazioni Google

Le penalizzazioni di Google sono delle azioni a discapito del posizionamento di un sito web che Google intraprende quando vengono infrante le cosiddette Norme sulle Qualità.

Come dichiarato da Google, le Norme sulla qualità

descrivono alcune pratiche illecite che possono comportare la completa rimozione di un sito dall’Indice Google oppure un’azione antispam manuale o algoritmica sul sito. Se un sito è stato sottoposto a un’azione antispam, potrebbe non essere più visualizzato nei risultati di Google.com o in qualsiasi sito partner di Google.

Perché un sito viene penalizzato da Google?

Ci sono molti motivi per i quali un sito web viene penalizzato da Google, come la vendita di link, lo spam o i problemi di sicurezza dovuti a un sito violato.

A volte queste azioni sono consapevoli, come ad esempio quando si intraprendono azioni di Black Hat SEO, ossia strategie che mirano a ingannare gli algoritmi in modo da riuscire a posizionarsi più in fretta e acquisire maggiore traffico in tempi più brevi.

Altre volte invece queste azioni sono del tutto inaspettate e capita ad esempio quando si lavora male sulla SEO o quando il nostro sito web viene violato.

Tipologie di penalizzazione

Esistono principalmente due tipologie di penalizzazione:

  • le azioni manuali
  • le penalizzazioni algoritmiche.

Le azioni manuali sono delle azioni intraprese deliberatamente da Google che vengono segnalate nella Search Console e riguardano principalmente lo SPAM.

Le penalizzazioni algoritmiche, invece, non vengono segnalate e non sono sempre penalizzazioni vere e proprie ma riguardano gli aggiustamenti dei risultati di ricerca in base agli aggiornamenti degli algoritmi di Google.

Ma andiamo a vedere tutto più nel dettaglio.

Azioni manuali o azioni SPAM

Le azioni manuali sono delle sanzioni che un team di specialisti di Google infligge a un sito che ha violato le norme sul proprio sito web e riguardano principalmente lo spam.

Come spiega Google:

Fin dall’introduzione dei motori di ricerca esistono persone che, con l’inganno, fanno di tutto per conquistare il primo posto nella pagina dei risultati.

Questa situazione va a discapito non solo degli utenti che eseguono le ricerche, perché le pagine più pertinenti vengono sepolte sotto risultati irrilevanti, ma anche dei siti web legittimi, perché è più difficile trovarli.

Per questi motivi ci stiamo adoperando sin dagli albori di Google per contrastare gli spammer e consentire così alle persone di trovare le risposte desiderate e ai siti web legittimi di ricevere traffico dalla ricerca.

Ci sono 11 penalizzazioni in cui si può incorrere:

  1. Spam generato dagli utenti
  2. Host gratuito contenente spam
  3. Problema relativo ai dati strutturati
  4. Link non naturali che rimandano al tuo sito
  5. Link non naturali dal tuo sito
  6. Contenuti scarni con poco o nessun valore aggiunto
  7. Cloaking e/o comandi di reindirizzamento non ammessi
  8. Puro spam
  9. Immagini compromesse
  10. Testo nascosto e/o utilizzo di parole chiave in eccesso
  11. Discrepanze dei contenuti delle pagine AMP
  12. Comandi di reindirizzamento non ammessi sui dispositivi mobili.

Se il tuo sito ha subìto una di queste penalizzazioni, ti verrà segnalato sotto la tab Sicurezza e azioni manuali > Azioni manuali nella tua Google Search Console.

Ma vediamo questo tipo di penalizzazioni più da vicino e scopriamo come prevenirle e risolverle.

Spam generato dagli utenti

Lo spam generato dagli utenti riguarda principalmente lo spam presente nei commenti del blog e nei thread dei forum.

Il modo migliore per contrastare questo tipo di penalizzazione è quello di prevenire ed eliminare tutto lo spam presente nel tuo sito. Soprattutto per quanto riguarda i commenti dei blog, esistono molti modi per farlo, a partire dall’approvazione manuale dei commenti all’installazione di plugin appositi, come ad esempio Akismet.

Personalmente, utilizzo entrambe le strade. Se provi a lasciare un commento sotto uno qualsiasi dei miei articoli, vedrai infatti che il commento non viene approvato automaticamente ma passa attraverso una moderazione.

Questo mi serve per monitorare costantemente i commenti in modo da non vedere pubblicati messaggi spam che, oltre a rovinare la qualità del blog, potrebbe portarmi a venire penalizzata.

Ecco un esempio di commenti SPAM bloccati su uno dei miei blog:

Commenti spam

Host gratuito contenente spam

Molto spesso ho parlato dell’importanza di investire in un hosting performante. Questo non solo per poter mantenere il sito pulito e veloce ma anche perché la maggior parte degli hosting gratuiti contiene spam.

In questo caso, il consiglio è quello di spostare il tuo sito su un hosting a pagamento. Il mio preferito è senza dubbio SiteGround, che utilizzo per tutti i miei progetti, ma ce ne sono molti altri ottimi che puoi prendere in considerazione, come ad esempio:

Scegliere il giusto hosting ed evitare quelli gratuiti è quindi il miglior investimento che puoi fare per migliorare il posizionamento del tuo sito web.

Problema relativo ai dati strutturati

Se vuoi modificare i dati strutturati del tuo blog, questo può garantirti un posizionamento migliore, l’importante è farlo in modo adeguato.

Google può infatti penalizzarti se utilizzi:

  • markup di contenuti non visibili agli utenti
  • markup di contenuti irrilevanti o fuorvianti
  • altri comportamenti manipolatori.

Se vuoi quindi che il tuo sito venga visualizzato nei risultati di ricerca di Google, devi assicurarti che il markup del sito rispetti le istruzioni per i dati strutturati di Google.

Se non è così, rimuovi o sostituisci il markup incriminato e chiedi a Google un riesame del tuo contenuto (vedremo più avanti come farlo).

Link non naturali che rimandano al tuo sito

I backlink, ossia altri siti che linkano il nostro sito web, sono importantissimi per la crescita di un blog. Il meccanismo di base è molto semplice: se molte persone menzionano un tuo articolo, significa che hanno trovato il tuo contenuto particolarmente interessante.

Un qualcosa – appunto – che merita una menzione, che merita di essere citato e diffuso.

Google considera quindi i backlink come un segnale positivo da parte del web e tende a premiare il tuo contenuto. Per questo, i backlink sono diventati un fattore di ranking.

Cosa è successo quindi? Che molte persone hanno iniziato a fare degli scambi di link. Esistono addirittura dei siti contenitori (Web Directory) che in cambio di una fee o di un abbonamento, inseriscono sul proprio sito un backlink che rimanda al tuo sito web.

Google però ha continuato a evolversi costantemente per fronteggiare tutte queste tecniche falsificatorie e riesce a intercettare tutti quei backlink che non sono naturali ma appunto creati con il preciso scopo di manipolare il PageRank.

Esistono diversi tipi di backlink che vengono considerati “non naturali” e qua sotto trovi anche le percentuali di penalizzazione che ottengono questo tipo di pratiche.

penalizzazioni google inbound links
Fonte: Semrush

Come puoi notare, tra i backlink “vietati” vengono anche citati i guest post, che ottengono addirittura quasi la metà delle penalizzazioni.

Eppure anche io nel mio blog ho sempre parlato di come un guest post sia un’ottima strategia per far crescere sia il nostro blog che la nostra authority nel nostro settore.

Ma allora qual è la verità? Fare guest posting è o non è una pratica vietata?

Ebbene, i guest post possono essere utilizzati per costruire una solida strategia di link building ma se – e solo se – questa strategia è ben strutturata e ponderata.

Sì Eleonora, ok, grazie tante. E che significa “strutturata e ponderata”?

Significa principalmente 3 cose:

  • che devi selezionare con cura i siti web sui quali vuoi pubblicare un guest post
  • che devi selezionare con cura le frasi e gli anchor text che portano al tuo blog
  • che devi scrivere un contenuto effettivamente interessante e non un mero contenuto di keyword e backlink.

Scegliere i giusti siti web è importante per far capire a Google che non siamo degli spammer. Se hai un sito sui viaggi, un link da un sito che tratta di frigoriferi non è l’ideale. Google si chiede il perché. A meno che non siano frigo da viaggi, sia chiaro.

È anche importante scegliere con cura gli anchor text, una metrica molto importante per Google.

Gli anchor text, in particolare, sono i testi che “nascondono” un link. Ad esempio, in questo link “Google” abbiamo:

  • l’anchor text, ossia il testo che puoi leggere (=Google)
  • il link, ossia il collegamento che avviene quando clicchi (=google.it).

Nel codice, questo link viene letto così:

<a href="https://www.google.it">Google</a>

È quindi importante scegliere sempre il tipo di ancora, evitando che sia sempre la stessa o che venga considerata spam.

Negative SEO

Ma sapevi che anche i tuoi competitor possono inviarti backlink spam per danneggiarti?

Ebbene sì: i tuoi competitor possono danneggiare tutto il tuo lavoro di SEO proprio con un attacco di negative SEO. In cosa consiste? Molto semplice.

Consiste nell’inviarti numerosi backlink (e per numerosi intendiamo nell’ordine di centinaia) da siti spam in modo che Google interpreti che anche il tuo sito è di bassa qualità, penalizzandoti.

Siti hackerati

sito web hackerato

Essere hackerati è la peggior cosa che può accadere al tuo sito (e al tuo business!) perché è uno di quei deliziosi casi in cui puoi prenderti due bastonate al posto di una: da parte degli hacker che danneggiano il tuo sito e da parte di Google che ti penalizza.

In questo caso, il miglior consiglio è sempre quello di proteggere il tuo sito. Purtroppo sono davvero poche le persone che lo fanno. E se anche tu sei uno di quelli che pensa “Ma figuriamoci se con tanti siti grossi, vanno a prendere di mira proprio il mio!”, allora ho una brutta notizia per te.

Ecco qualche consiglio per proteggere il sito:

  • mantieni sempre i plugin aggiornati: sono la porta d’accesso più facile di un sito
  • non utilizzare mai il nome “admin” per l’accesso
  • crea una password sicura (“B$6q2cwxfbd^” è una password sicura. “Admin”, “12345A” o “password” non sono password sicure!)
  • utilizza un hosting che investe sulla sicurezza come ad esempio SiteGround.

Rinnegare i backlink con il Disawow Tool

Come risolvere? Google mette a disposizione uno strumento chiamato Disawow Tool e serve per rinnegare questi backlink.

In pratica, attraverso questo strumento comunichi a Google che non riconosci questi backlink e che Google deve ignorarli.

Ecco come fare per trovarli e rinnegarli.

Apri Semrush. Se non hai ancora un account, creane uno. Ti verrà chiesto se vuoi provare le funzioni premium per 7 giorni. Ti consiglio di farlo ma anche se declini, puoi continuare a utilizzare Semrush in modo gratuito.

Sulla dashboard adesso vai nel menu a sinistra e clicca su Analisi Backlink. Inserisci il tuo dominio e lancia la ricerca. Nella tab “Backlink” puoi adesso vedere tutti i siti che rimandano al tuo articolo, il tipo di link (testo, immagine…) e l’attributo (Follow, Nofollow, Sponsored, UGC).

Come conoscere adesso quali sono i backlink tossici? Sempre nel menu a sinistra, vai su Backlink Audit e lancia la ricerca.

Ti mostrerà un rapporto con tutti i backlink considerati tossici. Ricontrollali manualmente e quando hai la lista definitiva, puoi importarla direttamente nel disawow di Semrush oppure scaricarla e importarla nella dashboard di Google.

Disawow Google

Attenzione però a quali link rinneghi. Come spiega anche Google, infatti:

Se utilizzata in modo scorretto, questa funzione può potenzialmente incidere sul rendimento del tuo sito nei risultati di ricerca di Google. Ti consigliamo di rifiutare i backlink solo se ritieni che sia presente un numero considerevole di link contenenti spam, artificiali o di bassa qualità che rimandano al tuo sito e se sei sicuro che i link ti stiano creando problemi.

Link non naturali dal tuo sito

La stessa cosa dei link in entrata vale per i link in uscita. Se il tuo blog è di qualità, Google si aspetta che linkerai sempre risorse di qualità, che siano approfondimenti utili per i tuoi utenti.

Se i tuoi link riguardano invece siti spam o di poco valore, Google potrebbe penalizzarti. Occhio quindi alle risorse che consigli.

Non accettare mai le richieste di scambio link e non partecipare a schemi di link. Lascia che il tuo blog cresca sempre in modo più lento, graduale ma duraturo.

Contenuti scarni con poco o nessun valore aggiunto

Quello che Google si aspetta è che ogni nuovo contenuto sul web sia originale e apporti un valore aggiunto.

Se ha queste caratteristiche, è facile che il tuo articolo che si posizioni in alto sulla SERP. Se non le ha, oltre a non posizionarti potresti venire penalizzato.

Quali sono quindi i contenuti che potrebbero farti cadere nell’oblio?

  • Contenuti generati automaticamente, come testi tradotti da altre lingue senza un editing o quelli generati tramite feed RSS
  • Articoli con programmi di affiliazione senza contenuto aggiunto, come ad esempio un tutorial o una recensione dettagliata
  • Contenuti di altri siti. Non si copia. Niente da aggiungere.
  • Pagine doorway, ossia pagine create ad hoc per risultare nei primi risultati di ricerca e “acchiappare i click” ma che rimandano poi ad altre pagine

Per uscire dalla penalizzazione, ti basta quindi riscrivere il contenuto e chiedere a Google un riesame dei nuovi testi.

Cloaking e/o comandi di reindirizzamento non ammessi

Il cloaking è una tecnica che serve per presentare agli utenti un link diverso da quello presentato a Google.

Detta in modo molto semplicistico, è una tecnica ingannevole per far credere ai lettori di stare cliccando su qualcosa che invece riporta ad altro.

Se vuoi approfondire, qua puoi trovare le spiegazioni direttamente da Google.

Puro spam

Se il tuo sito viene segnalato da Google come contenitore di spam, preparati a sprofondare nel dimenticatoio del motore di ricerca.

Per essere considerati spam, basta violare una o più delle regole descritte finora. Né più, né meno.

Immagini compromesse

Anche in questo caso parliamo di cloaking, non più di testo ma di immagini. Quello che vedono gli utenti è quello che devono vedere i motori di ricerca.

Non ci devono essere immagini nascoste per generare click fraudolenti.

Semplice e conciso.

Testo nascosto e/o utilizzo di parole chiave in eccesso

Una vecchia tecnica di Black Hat SEO che un tempo funzionava dannatamente bene e che ora invece viene penalizzata come se non ci fosse un domani è il keyword stuffing, ossia quello di inzeppare il contenuto (o l’intera pagina) di parole chiave con l’obiettivo di aumentare quello che viene chiamato keyword density.

Un esempio di testo da evitare può essere ad esempio:

Se stai cercando una pentola a pressione, le nostre pentole a pressione sono le migliori pentole a pressione che puoi trovare sul web. Con una pentola a pressione puoi cucinare in modo semplice e veloce, come solo con una pentola a pressione puoi fare.

Di’ la verità: ti è venuta voglia di comprare una pentola a pressione! 😂

Ancora più ingannevole di questo testo è quando le keyword vengono scritte con lo stesso colore dello sfondo. Come se ad esempio adesso mi mettessi a scrivere una lista di keyword correlate ma di colore bianco. Tu sullo schermo non riusciresti a leggerle ma Google lo farebbe.

Questa tecnica viene appunto chiamata hidden text, testo nascosto, ed è anche questa è una pratica vietatissima.

Discrepanze dei contenuti delle pagine AMP

Questa situazione si ha quando una pagina AMP è diversa dalla pagina canonica.

In questo caso, Google deindicizzerà le pagine AMP mentre lascerà visibili quelle canoniche del tuo sito web.

Comandi di reindirizzamento non ammessi sui dispositivi mobili

L’ultimo dei Comandamenti di Google impressi sulle tavole sono i comandi di reindirizzamento che – sempre semplificando il concetto al massimo – portano gli utenti su un sito diverso da quello mostrato.

Ecco l’immagine esplicativa direttamente da Google:

Comandi di reindirizzamento non ammessi sui dispositivi mobili

Penalizzazioni algoritmiche

Un altro tipo di penalizzazione che vorrei portare alla luce sono quelle dette “penalizzazioni algoritmiche“. Non si tratta di azioni manuali di Google ma sono una naturale conseguenza degli algoritmi di Google che – al contrario di quello che si pensa – non sono statici ma cambiano costantemente.

Questo tipo di penalizzazioni sono più difficili da intercettare dal momento che non essendo un’azione manuale, non avviene nessuna notifica da parte di Google. Ti può però aiutare Semrush e tra un attimo ti spiego come.

Ma in cosa consiste una penalizzazione algoritmica? In pratica l’algoritmo di Google viene aggiornato e ti accorgi che il tuo sito ha perso ranking e di conseguenza traffico.

Ed è proprio il traffico uno dei principali indici che possono indicare una penalizzazione algoritmica.

Per verificarlo, ti basta andare su Google Analytics e confrontare i dati delle ultime settimane con quelli delle settimane precedenti. Se noti un calo importante, allora probabilmente sei “vittima” di una penalizzazione algoritmica.

Come sapere se il mio sito è stato penalizzato da Google

Per quanto riguarda le azioni manuali, ti arriverà un’email con la segnalazione della penalizzazione in cui sei occorso. Puoi anche controllare sulla Google Search Console. Ti basta andare nel menu a sinistra e cliccare su Sicurezza e azioni manuali > Azioni manuali.

Se non hai subìto penalizzazioni, vedrai apparire una schermata come questa:

azioni manuali

Per le penalizzazioni algoritmiche, ti consiglio di utilizzare Google Analytics oppure Semrush.

Su Semrush, puoi infatti estrapolare le pagine che hanno avuto un maggiore calo di posizionamento e traffico. Da qua, puoi quindi cercare di capire a cosa è dovuto il calo, riscrivere i contenuti (ti consiglio di seguire questa guida per farlo) e inviare a Google una richiesta di revisione.

Quanto dura la penalizzazione?

Generalmente, una penalizzazione manuale non grave viene eliminata non appena viene risolta.

Per le violazioni gravi, invece, come quelle che riguardano il puro spam, il sito viene definitivamente bannato dagli indici di Google.

Inviare a Google una richiesta di revisione

azioni manuali richiesta di revisione
Fonte: searchenginejournal.com

Se il tuo sito web (wide-site matches) o alcuni contenuti del tuo blog (partial matches) sono stati penalizzati con un’azione manuale, attraverso la Search Console puoi inviare una richiesta di revisione una volta che hai ripulito e risistemato i contenuti incriminati.

Fatto questo, devi solo attendere e sperare che il team di Google accetti le tue modifiche e riposizioni i contenuti penalizzati in SERP.

Ecco alcuni consigli direttamente da Matt Cutts su cosa inserire in una reconsideration request.

Perché il mio sito non appare su Google?

Prima di concludere questo lungo approfondimento sulle penalizzazioni di Google, vorrei prendere in esame un’altra situazione che capita non di rado.

Non ci sono segnalazioni manuali, non ci sono state penalizzazioni algoritmiche ma hai subìto un forte calo del traffico che può anche aver fatto sparire il tuo sito dalla SERP.

Cosa è successo?

Per prima cosa, bisogna verificare. Apri l’homepage di Google e cerca site:tuodominio.estensione, ad sempio site:eleonorabaldelli.com.

Se ci sono dei risultati (il primo dovrebbe essere l’homepage del tuo sito) allora è un calo di traffico ma il sito è indicizzato.

Se non ci sono risultati, entra nella dashboard di WordPress e nel menu a sinistra vai su Impostazioni > Lettura e controlla che la casella Scoraggia i motori di ricerca ad effettuare l’indicizzazione di questo sito non sia selezionata.

wordpress deindicizzazione

Ecco invece alcune possibili cause del perché il tuo sito non appare su Google:

  • cambio del layout: se hai rifatto il look al tuo sito web, magari installando un nuovo template o perché sei passato da un template a Elementor, allora potresti vedere un brusco calo del traffico. Non preoccuparti: il sito si riposizionerà da solo nel giro di un mesetto o due se non ci sono errori
  • stagionalità: se proponi argomenti stagionali, probabilmente noterai dei trend. Ad esempio: un articolo su come fare belle foto al mare sicuramente avrà un picco di visite nei mesi estivi
  • errori file Robots.txt: se hai impostato in modo errato il file Robots.txt, potresti aver bloccato la scansione di alcune pagine. In questo caso, meglio dare un’occhiata.

Riflessioni finali

Ammettiamolo: questo è stato un articolo davvero pesante da digerire. Tutte nozione tecniche e poco divertimento per noi lover della scrittura. Il blogging è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo 😂

Scherzi a parte, spero che se hai avuto una penalizzazione, questa guida ti abbia aiutato a risolvere il problema o – ancora meglio – spero che la lettura di questo articolo ti abbia aiutato a fare chiarezza sulle pratiche vietate da Google in modo da non incorrere mai in una penalizzazione.

Ti lascio un ultimo consiglio, il migliore che posso darti. Prima di pensare a come generare un’entrata dal tuo blog, come avere più traffico, come fare SEO, pensa a chi ti legge. Offri un valore aggiunto e non scrivere contenuti solo per “catturare la keyword”.

L’algoritmo di Google si fa sempre più intelligente ed è sempre più capace di leggere tra le righe. Offri contenuti di valore e Google saprà ripagarti nel lungo termine.

Buon blogging!

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